Golpe di Panama – il caos sul Canale

di Enrico Bulleri

Golpe di Panama, 11 ottobre 1968. Un protagonista dimenticato della storia centroamericana: il Maggiore Boris Martinez

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Nel mezzo delle scelte e delle rinunce, la sagoma di chi avrebbe preso il potere stava prendendo forma. Boris Martínez era il nuovo governante di Panama. Però negli ambienti militari le acque seguitavano a incresparsi. Omar Torrijos temeva che gli americani stessero tramando un attacco per restaurare il presidente deposto. Il colonnello Amado Sanjur aiutò a dissipare questo dubbio. Suggerì di parlare con “Rudy”, Vallarino, numero uno della CIA di Panama, e questi disse a Torrijos: “Non si preoccupi, lei seguiti pure con i suoi piani per un nuovo governo, non ha niente da preoccuparsi degli Stati Uniti. Essi non vi attaccheranno a meno che Panama non si immischi nel territorio della Zona del Canale, e anzi, le raccomando un paio di nomi per il suo gabinetto ministeriale.” Superando alcune divergenze del passato, Rudy e Torrijos riannodarono le loro amicizie e da lì emerse la storia che segue: il giorno 12 di ottobre sul tardi, Torrijos si presentò ad un appuntamento per un accordo con i capi dell’agenzia a casa di Rudy, si incontravano poiché molto preoccupati del cammino che poteva intraprendere la Guardia Nazionale dopo il colpo di stato. Successivamente a questo incontro, Torrijos chiese di vedersi il giorno seguente con dirigenti di un maggiore livello. Questi espressero che la posizione degli Stati Uniti comprendeva perfettamente le relazioni dei fatti recenti con le istituzioni armate, e chiesero di porre “alcune domande” a Omar Torrijos. Torrijos passò l’esame con le sue risposte. Così, gli uomini dello Zio Sam si congedarono da Torrijos con una stretta di mano, promettendo di rivedersi il giorno seguente. E il giorno 14 di ottobre la CIA di Panama ricevette l’autorizzazione per negoziare con Torrijos. Questo è quello che sostiene “Rudy” Vallarino. Nel mentre, l’uomo che apparentemente si è convertito nel “lider” del movimento, Boris Martinez, annuncia che “Questa è una rivoluzione, e andremo a governare con una Giunta Militare”. In una cerimonia improvvisata, il governo provvisorio si installò nello stesso 14 ottobre del 1968, e cominciava così il lavoro della “Rivoluzione”. Dopo, secondo come sarebbe stato l’andamento e la marcia, si procedeva a riorganizzare uno Stato Maggiore.” Sanjur entrò a far parte di esso, nominato come Capo delle Operazioni [G-3] con il rango di Ten. Col., però si trattava di uno Stato Maggiore che fin dalla sua origine si alienò da quelle che sarebbero dovute essere le sue tipiche funzioni militari “per convertirsi in una organizzazione politica con nomi militari, in cui le funzioni di ognuno si confondevano e interlacciavano con quelle degli altri”. Quando Sanjur si riferisce a Torrijos, in questa fase, lo chiama “Generale”. Trovandosi così coinvolto con lui da quando Torrijos era stato suppostamente nominato Comandante delle Forze Armate. Esso sarebbe stato relegato a baloccarsi dei consumi di tabacco e liquori. Sanjur giura di avere visto con i propri occhi “Una grossa chiazza gialla di nicotina su entrambe le mani e i fori del naso”, che mostrava quanto il nuovo Comandante delle forze armate “non tenesse accesso a niente”. Per Sanjur il “colonnello” Boris Martinez, stava “al controllo di tutto”. Situazione che sarebbe stata impugnata dagli agenti dello Zio Sam per trovare una soluzione, adesso che si erano compromessi a favore di Torrijos. Il regno di Martinez, non è gratificato, nel ricordo di Sanjur. Narra che vari ufficiali incorsero nella sorte di essere “sollevati dai loro incarichi, presi e inviati in esilio” solo per qualche commento che non era gradito da Martinez.

 

Secondo Sanjur un caso tipico fu quello del maggiore Bolìvar Rodriguez, che commentò: “Bene, abbiamo fatto il golpe, e allora, quando si vanno a indire nuove elezioni?”. Questo fu sufficiente per mandarlo in carcere e poi in esilio. Sanjur evoca altri casi. Tutto questo per concludere che “il terrore si era impadronito delle strade e di vari ambienti, impadronendosi anche dei quartieri militari”. A Sanjur – reiteratamente- non andava giù questa situazione. E per questo protestò. Le differenze incominciavano a farsi notare in maniera galoppante. Secondo Sanjur, Martinez non gradiva la vicinanza dei nordamericani, proibizioni come quella di assistere alle loro esercitazioni, o di saperli entrare nei quartieri militari panamensi, provocavano la riprovazione di Martinez. Sanjiur, contrariamente, gradiva mantenere le relazioni con i nordamericani, che è proprio quello che lo portò a disattendere gli ordini di Martinez. In una occasione, Martinez impartì l’ordine di proibire agli americani di entrare nei palazzi del Governo e in quelli militari, e Sanjur disattese questa decisione giudicandola risibile. Per suo effetto, alzò la tovaglia della tavola dove era a pranzo con Martinez, dicendogli che non vedeva dove era nascosta la bomba atomica. Martinez divenne molto brusco: “Attento Sanjur, tu sei un venduto che vive ginocchioni di fronte ai gringos!” Si innalzò la temperatura degli animi, Sanjur si alzò in piedi e colpendo violentemente la tavola con un pugno, disse: “Guarda colonnello […] noi abbiamo di fronte come nemici i politici, gli imprenditori, il clero, gli studenti e il corpo insegnante, il corpo diplomatico e altri ancora. Non penso che dobbiamo seguire ostinatamente a fare la guerra contro tutto il mondo per il prurito di batterci e di poter contare come i nostri nemici…Adottare una posizione ostile contro i gringos è un suicidio….Gli americani non ci penserebbero un minuto a rovesciarci!”. Sanjur pensava che le sue parole avrebbero ottenuto un certo “impatto in alcuni ufficiali presenti”. Torrijos a tavola approvò, considerando inoltre che, a Boris Martinez, “…si abbassarono gli animi e parve darsi conto che Sanjur avesse parlato con proprietà, e che stesse anche smettendo di trattare tutti gli ufficiali come persone incapaci, che necessitavano di essere supervisionate ad ogni passo”. Con questo, tuttavia, Boris Martinez fece uscire tutti dalla sala.

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